Il purgatorio dell'informazione di Gutenberg

La Costituzione autorizza le intercettazioni solo per motivi di indagine giudiziaria. Ed è ovviamente vietato pubblicarle

Libertà di stampa: è un'altra cosa

L'art.15 della nostra Carta sancisce il principio che "la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili". Quindi, le intercettazioni telefoniche, quando non siano autorizzate dall'autorità giudiziaria, "per atto motivato", sono un atto anticostituzionale, vietato e illegale. Questo principio è assoluto e non deve contemperarsi con un altro diritto costituzionale, quello della libertà di stampa, sancito dall'art.21, di cui, invece, limita l'esercizio. La libertà di stampa, che è il fondamento di ogni regime democratico, non può, perciò, mai travalicare e violare il diritto alla "segretezza della corrispondenza". Sembrerebbe tutto chiaro, ma purtroppo così non è. Da quando la magistratura, che è l'unica a poter autorizzare le intercettazioni telefoniche, ha deciso di svolgere un ruolo di supplenza politica, questo rapporto tra i diritti costituzionali è stato alterato. La magistratura, trasferendo l'esercizio della giustizia dalle aule dei tribunali alle piazze mediatiche, aveva bisogno che ogni suo atto di accusa fosse pubblicizzato e moltiplicato, per creare un rapporto diretto con "il popolo", che ne avrebbe legittimato il ruolo di guida politica del Paese. Per la realizzazione di questo progetto eversivo era indispensabile realizzare un rapporto stretto con il mondo dell'informazione, e, in particolare, con i giornali e i giornalisti che "contano". Per anni verbali di interrogatori e registrazioni di intercettazioni telefoniche sono stati sbattuti in prima pagina, per processare e condannare per via mediatica e senza appello un'intera classe politica, scrivendo in questo modo la pagina più buia della storia della democrazia. Passata (ma è passata?) la bufera giudiziaria, sono però rimasti i residui tossici. Tra questi il problema della violazione del segreto di corrispondenza. Quando Governo e Parlamento hanno tentato di ripristinare il rispetto di questo diritto costituzionale, i giornalisti e i magistrati sono insorti, invocando, ovviamente, ma a torto, la violazione dell'art.21. Il presidente dell'autorità di garanzia della privacy, Francesco Pizzetti, ha sostenuto che è "purtroppo ancora irrisolto il cortocircuito tra le ragioni della giustizia, dell'informazione e della tutela della riservatezza" e, pur dichiarandosi contrario alla pubblicazione delle intercettazioni, ha però ammesso che essa "trova fondamento esclusivamente nel diritto, parimenti costituzionalmente garantito, di cronaca e di informazione". Non siamo d'accordo. Le intercettazioni sono vietate dalla Costituzione in termini assoluti e sono possibili soltanto per motivi di indagine giudiziaria, a maggior ragione è vietata la loro pubblicazione. La libertà di stampa è un'altra cosa.

(Voce Repubblicana 22 luglio)